Con "The Things You Kill", Alireza Khatami filma l'incubo della violenza maschile in Turchia.

L'OPINIONE DEL “MONDO” – DA VEDERE
Il nuovo film del regista iraniano Alireza Khatami, co-regista di Tehran Chronicles (2024), si colloca immediatamente dalla parte dei sogni. In apertura di The Things You Kill , Hazar (Hazar Ergüçlü) racconta al suo compagno Ali (Ekin Koç) di una scena che gli è venuta in mente nel sonno, in cui il suocero, giungendo come stordito, gli chiede di "uccidere la luce". Questa logica di dislocazione della realtà, anche nel linguaggio, permea poi questo thriller, premiato quest'anno al Sundance Film Festival e poi al Reims Polar.
La prima discrepanza è geografica. Il regista iraniano dissidente, che vive in Canada da molti anni, non ha girato questo nuovo film nel suo paese natale, bensì in Turchia, senza che questa scelta comporti un vero cambiamento di scenario. È lì, in una provincia remota, che Ali, professore di letteratura, torna a vivere con la sua compagna dopo anni di esilio negli Stati Uniti.
Alireza Khatami rimane comunque fedele alle sue preoccupazioni politiche, affrontando il tema della violenza maschile con "The Things You Kill" in modo diretto. Ali si riunisce con Hamit (Ercan Kesal) in Turchia, un padre tirannico da cui è fuggito e che sospetta di aver abusato della madre, costretta a usare un deambulatore per muoversi con difficoltà. Quando la madre muore improvvisamente dopo una brutta caduta, il figlio lo vede come un omicidio mascherato da incidente.
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Le Monde